Sabato 17 gennaio è stata una serata davvero speciale, poiché è stato ricordato Gianfranco Secchi, il mitico topo o topolacchio che dir si voglia, un personaggio imperdibile per un vero poliziano. L’occasione ci è stata regalata da Franco Romani e da un gruppo di attori teatrali improvvisati e no, che hanno messo in scena, al CantinoneArte, una pièce teatrale giocosa e piacevolmente scurrile dal titolo inequivocabile: “Ifigonia in culide”, strutturata come la tragedia greca Euripidiana “Ifigenia in Aulide” sulla base della storia della Tourandot di Gozzi. Ifigonia, illibata, chiede al padre di trovarle un marito. Il Sovrano, dietro consiglio del gran sacerdote, decide che gli aspiranti sposi dovranno risolvere un indovinello che la figlia le proporrà al fine di avere la propria mano. Si presentano gli aspiranti sposi. I primi tre non riescono a risolvere l’indovinello e vengono cacciati malamente da corte, mentre il quarto, riuscirà ad ottenere la mano di Ifigonia. Ma il destino avverso attende Ifigonia che, stanca di aspettare la consumazione del matrimonio, scopre che il marito non può avere nessun rapporto sessuale con lei, essendo privo dell’organo genitale. Ifigonia impazzita dal dolore, si suicida buttandosi nel water. La goliardica rappresentazione è stata preceduta da due ricordi di Gianfranco Secchi, una piccola mostra fotografica che lo ritrae nei ruoli che via via ha interpretato in vari spettacoli, e da una interpretazione, da parte di Giovanna Vivarelli, della poesia “Lamento per Ignacio Sanchez Mejias” di Garcia Lorca che il topo declamava volentieri. I simpatici attori hanno magistralmente rappresentato la tragedia che Gianfranco soleva interpretare da solo in compagnia di amici, regalando ai pochi “invitati speciali” una serata indimenticabile come la persona a cui è stata dedicata.