Giuliano Lenni
Cinque fratelli ritrovano un’antica spada, la estraggono dal fodero e all’interno scoprono un lembo di lenzuolo logoro contenente un manoscritto in una lingua a loro incomprensibile. Riusciranno a decifrarla solo grazie all’aiuto di un linguista etruscologo, scoprendo qualcosa d’irripetibile. La storia inizia durante una notte buia e nebbiosa di tanto tempo fa. Laran, marito di Turan e Dio della guerra, combatte una battaglia personale con Tinia, il padre di tutti gli Dei. Tinia ha appena decretato che Turan dovrà abbandonare sia il suo ruolo attuale di Dea dell’amore che il marito Laran, per poter divenire la guida delle anime nell’altra dimensione, ovvero la Dea dell’oltretomba. Laran è disperato e cerca in tutte le maniere di dissuadere Tinia dal fare ciò che ha in animo, ma il grande padre ha deciso ed è irremovibile. Dona a Turan due piccole ali, gli offre in dono una schiera di piccioni e di cigni e la fa accompagnare al centro della terra dalle Lasa, le guardiane delle tombe. L’ira di Laran non tarda ad arrivare e con un fendente cerca di tagliare la testa di Tinia, che lo punisce togliendogli la spada e condannandolo per l’eternità all’umiliazione di doversi difendere dagli avversari solo con la protezione del proprio scudo. La spada di Laran viene gettata da Tinia in fondo ad un lago, certo che nessuno l’avrebbe più ritrovata. Era l’alba e, nascosta dietro ad una nuvola, Thesan aveva visto tutta la scena. Mossa a compassione, scende in fondo al lago per recuperare la spada di Laran, così da potergliela riportare. Quando Thesan recapita la spada a Laran lui, invece di riappropriarsene, scrive qualcosa su una pergamena e, dopo averla arrotolata alla lama rinfodera la spada. Poi chiede a Thesan di portarla in dono a Turan affinché funga da eterno ricordo del loro amore. Fu così che Thesan scese al centro della terra e svolse il proprio compito. Turan chiamò l’arma “La spada di Thesan”, in onore della cara amica Dea dell’alba che con la sua azione aveva creato un collegamento eterno d’amore tra lei e Laran. Ma qualcuno raccontò la vicenda a Tinia che, infuriato, punì Thesan e fece scomparire la spada per sempre. Fino ai giorni nostri, quando cinque fratelli e un colto linguista hanno potuto decifrare l’antico documento che da molti secoli giaceva sepolta in fondo alla melma del lago di Chiusi: il pezzo di stoffa, ben protetto dall’antica spada, conteneva un’irripetibile frase d’amore.