Una soffitta di emozioni


Quando il trasloco ravviva la memoria
Un trasloco è sempre qualcosa di snervante. Mobili da smontare, da rimontare. Oggetti vari da riporre con attenzione negli scatoloni. Enormi quantità di cianfrusaglie che neppure ricordavi di avere e che adesso ti risultano inutili; è passato tanto tempo e non servono più. Capita così che, nella grande quantità di faccende da fare, ti imbatti in oggetti e chincaglierie che risvegliano la tua memoria un po’ offuscata dal grande correre della vita di tutti i giorni e, d’improvviso, ti sorprendi a ripensare agli anni passati con un pizzico di nostalgia. Non che siano passati secoli, intendiamoci, ma vent’anni sono già qualcosa, in questo muoversi del mondo ad una folle velocità. La soffitta è un luogo dove si ripongono tutte quelle cose che al momento ti sembrano utili, che possono servire più in là. Invece non le guarderai più, solo in un eventuale trasloco. Allora ti imbatti nel vecchio diario di scuola con l’immagine dell’urlo di Tardelli nella finale dei mondiali di Spagna ‘82, negli album di figurine Panini che ti ricordano lo scambio dei doppioni tra amici, con quelli che valevano doppio o triplo perché ne avevano stampate solo tre! I giornali dell’epoca, l’Intrepido, il Monello e il Topolino che costava poche lire, era spesso due centimetri e non aveva pubblicità. I giocattoli semplici, di ferro e legno, ormai in disuso con la pista della Polistil mancante di alcuni pezzi di percorso e con le macchinine radiocomandate distrutte perché si finiva sempre fuori pista dato che si andava sempre a manetta. Il cubo di Rubrik che “quasi” nessuno riusciva a terminare, pezzi di giochi che si facevano a scuola invece di studiare, quali il tris, la battaglia navale con i fogli rigorosamente a quadretti e ti viene in mente anche il gioco della bottiglia con i primi approcci amorosi nelle feste in casa. In un angolo ritrovi il “mangiadischi” per i 45 giri (che mangiava veramente i dischi!) che all’epoca ci faceva ballare i lenti con le compagne di classe (almeno a 30 centimetri di distanza!) con la mitica canzone del “Tempo delle mele”. Sparpagliati qua e là rivedi i gettoni colorati delle macchinine, che ti ricordano le canzoni del juke-box al barrino della Marina, massacrato di cazzotti a imitare Fonzie che, con il famoso pollice alzato, accendeva o spegneva quello di Alfred: a lui riusciva sempre e a noi mai, ma chi è che non ha provato! Ripensando al giardino di Poggiofanti, ti riviene in mente di chi arrivava con il Ciao, il Sì o il leggendario Garelli a tre marce e quando per seguire la moda si portavano i jeans stretti sopra le caviglie con la solita, ridondante domanda dell’amico: “che c’hai l’acqua in casa?” La domenica si ascoltava “Tutto il calcio minuto per minuto” con le interruzioni di Ciotti e le discussioni accese ma bonarie tra tifosi di diversa fede calcistica. Quante cose ci sarebbero ancora da richiamare alla memoria, ma ti accorgi che ormai si è fatto buio ed è tempo di uscire dalla soffitta per continuare il lavoro di trasloco. Così riscendi dal solaio con un lieve sorriso che ti accompagna e, ricordando gli amici e qualche simpatica battuta dedichi quell’attimo di fantastica solitudine a chi è un po’ nostalgico come te.
Giuliano Lenni