Un maestro di vita
Molte persone lo hanno conosciuto, per necessità o per fortuna, ma soltanto poche lo portano profondamente nel cuore. Del resto, come diceva un vecchio epitaffio, non si è veramente scomparsi fin quando si rimane vivi nella mente di qualcuno. Quei pochi che lo ricordano ripensano a quel suo modo gentile, di altri tempi, di affrontare la vita di tutti i giorni con ironia, educazione e un pizzico di saggezza tipica di quelle persone che, come amava dire lui, hanno i capelli bianchi dell’esperienza e il cuore puro di un bambino. Nello Dottori, profondamente cattolico e legato alla famiglia, ha trascorso una vita avventurosa che durante la seconda guerra mondiale lo portò a combattere in Italia e in molti paesi stranieri come sottufficiale dell’Aeronautica Militare. Durante quella guerra, come ebbe a dirmi una volta in un momento di estrema confidenza, emerse dal suo animo peraltro già incline alla benevolenza e alla comprensione, la volontà di aiutare il prossimo per rifarsi dei molti dispiaceri che, a dir suo, egli aveva involontariamente causato essendo addetto alle mitragliatrici poste sugli aerei. Quel suo rammarico, che lo portava a chiudere gli occhi in un tipico atteggiamento di estrema sofferenza, gli aveva fatto scattare la molla della solidarietà, quella vera, senza lucro ne falsi onori. Chi non ricorda quel generoso gentiluomo con il maggiolino verde che scorrazzava per Montepulciano, offrendosi di accompagnare casalinghe con le buste della spesa appena fatta oppure conoscenti che gli chiedevano un passaggio occasionale. Molti giovani di Montepulciano gli hanno chiesto un aiuto per superare meglio il periodo militare e lui, con le sue amicizie, ha cercato di accontentarli tutti offrendogli sostegno disinteressatamente. Quando qualcuno era scortese o maleducato lui, sorridendo paciosamente, diceva che in un mondo di arroganza e aggressività il giudizio lo deve adoperare chi ce l’ha, perché ci vuole più coraggio ad andarsene che a reagire. Quante altre cose si potrebbero dire sul caro Nello in questo semplice ricordo affettuoso di chi da lui ha ricevuto del bene! Ma un semplice articolo di giornale non basterebbe ad evidenziare tutte le grandi doti intellettuali ed umane di questo straordinario personaggio. Soltanto un ultimo fatto significativo. Nella sua tomba non ha voluto che ci venisse apposta alcuna foto perché la faccia, secondo il suo pensiero, appartiene alla vita. Dunque, chi si vuol fermare a meditare di fronte al suo ultimo giaciglio non lo deve fare guardandolo negli occhi ma immaginandolo come un’ anima che il 14 febbraio di cinque anni fa, guarda caso nel giorno dedicato all’amore sentimento che ha pervaso tutta la sua vita, si è liberata del corpo depositandosi nel cuore di chi lo ha amato.
Giuliano Lenni