Malumori e speranze intorno al villaggio globale
Gli scontri ideologici, verbali e fisici che stanno attraendo la nostra attenzione sul villaggio globale, non fanno altro che intristire ancora di più questo grigio cielo autunnale inducendo a tristi pensieri gli spettatori di una televisione che non ha quasi più nulla da raccontare ma che alimenta, a volte spregiudicatamente, l’insofferenza tra le contrapposte fazioni. D’altronde la cosiddetta globalizzazione sta entrando prepotentemente nel nostro vivere quotidiano e chi non è d’accordo è fuori tempo, non è aggiornato. Per stare al passo con i tempi bisogna adeguarsi al sistema parlando per luoghi comuni, con frasi fatte e termini stranieri che fino a pochi anni fa non erano neppure nel nostro vocabolario ma che, al contrario, distinguevano la nostra dalle altre culture. Per non parlare dei “pacchetti” offerti dalle agenzie di viaggio: tutti nei “villaggi turistici organizzati” sia che si vada in Egitto che in America Latina, infischiandosene della storia e della cultura locale ma piuttosto ricercando cucina internazionale e bagni di sole per sfoggiare una bella abbronzatura al ritorno. I prodotti dei supermercati, provenienti da tutto il mondo, non rispecchiano la tradizione locale e fanno sì che tutto si possa trovare ovunque a discapito del turismo enogastronomico che dai prodotti tipici trae la sua forza. Fino a qualche anno fa per mangiare i pici dovevamo venire in Toscana, adesso li troviamo anche in California! I Centri commerciali traboccano di “Walt Disney” e “hot dogs”, multisale cinematografiche nello stile “peggiore America” e abbigliamento, idoli e miti importati da ogni dove. L’unica soddisfazione che possiamo estrapolare dalla globalizzazione è quella di un interessamento dei potenti della terra verso i paesi poveri. Infatti, a quanto pare, ci sarebbe la volontà reale di arginare la diffusa povertà di certe aree mondiali attraverso un impegno maggiore di tutti i paesi ricchi sia per l’abbattimento del debito che per investimenti economici, che possano soddisfare la necessità di lavoro e di benessere richiesta dalle popolazioni meno abbienti. Speriamo che almeno questo avvenga affinché il disagio di chi è contrario al sistema globale non rimanga dentro, in attesa di sfociare in proteste e violenza, ma sia confortato dalla consapevolezza che per il bene di altri questo malumore possa essere superato più facilmente.
Giuliano Lenni