Il nuovo villaggio globale
di Giuliano Lenni
ascolta e guarda con AI
Gli scontri ideologici, verbali e persino digitali che catturano la nostra
attenzione nel mondo iperconnesso non fanno che appesantire ulteriormente
questo periodo di incertezza globale, generando ansia e divisioni tra gli utenti
dei social media e gli spettatori di piattaforme di informazione spesso
polarizzate. La disinformazione e le bolle informative alimentano, a volte in
modo algido e manipolatorio, l’ostilità tra fazioni contrapposte. D’altronde la
digitalizzazione e la globalizzazione 2.0 permeano ogni aspetto del nostro
quotidiano e chi non si adegua ai trend e ai codici comunicativi dominanti
online rischia l'isolamento sociale e professionale. Per "stare al
passo", si tende a utilizzare meme, reel e hashtag che appiattiscono il
pensiero, insieme a un inglese globalizzato spesso superfluo, che rischia di
erodere le sfumature e la ricchezza delle nostre lingue, un tempo baluardo
delle identità culturali. Il turismo, pur con una crescente attenzione alla
sostenibilità da parte di alcuni, vede ancora un’ampia offerta di esperienze
standardizzate e "instagrammabili": resort all-inclusive, crociere e
tour preconfezionati che spesso sorvolano l'autenticità dei luoghi,
privilegiando comfort occidentali e opportunità fotografiche da condividere sui
social network. La ricerca di "like" e di una "vita da
influencer" può oscurare la profondità della storia e della cultura
locale. Nei supermercati e nelle piattaforme di e-commerce, la disponibilità di
prodotti da ogni angolo del pianeta, pur offrendo varietà, continua a sfidare i
produttori locali e le filiere corte, con un impatto sul turismo
enogastronomico autentico, che fatica a competere con la logistica e il
marketing delle multinazionali. Ironia della sorte, mentre cerchiamo
ingredienti esotici, i piatti tradizionali rischiano di diventare "di
nicchia" o attrazioni turistiche per visitatori stranieri. I contenuti di
intrattenimento globali, dalle serie TV in streaming ai videogiochi, dai fast
food alle catene di abbigliamento, continuano a diffondere modelli culturali
spesso distanti dalle nostre radici. L'omogeneizzazione del gusto e dello stile
di vita è una sfida costante per la preservazione delle identità locali. L'aspetto
più controverso della globalizzazione rimane la disparità economica. Sebbene la
consapevolezza della povertà globale sia aumentata grazie alla comunicazione
istantanea e alle campagne di sensibilizzazione online, l'efficacia degli
interventi e la reale volontà politica di affrontare le radici del problema
rimangono oggetto di dibattito. La cooperazione internazionale e gli obiettivi
di sviluppo sostenibile sono spesso ostacolati da interessi geopolitici ed
economici divergenti, accentuati da politiche protezionistiche come quelle sui
dazi implementate durante l'amministrazione Trump, che hanno riacceso tensioni
commerciali e messo in discussione l'efficacia del multilateralismo. Queste
azioni, insieme alle crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale e la
sovranità economica, hanno contribuito a frammentare ulteriormente il panorama
globale, rendendo più difficile la costruzione di un futuro equo e sostenibile.
La speranza che il disagio di chi si sente alienato da questo sistema globale
non sfoci in radicalizzazioni online e offline, in teorie del complotto e in
forme di protesta violenta, risiede ancora nella possibilità di costruire un
modello di globalizzazione più inclusivo e rispettoso delle diversità, dove il
progresso economico vada di pari passo con la giustizia sociale e la
sostenibilità ambientale. La sfida è trasformare la rabbia e la frustrazione in
un impegno costruttivo per un futuro più equo e consapevole.