Tra due giorni compirò ottanta anni, e perciò mi avvio verso il Giudizio Finale in ordine al quale spero più nella misericordia che nella Giustizia di Dio, ché per la prima sarò salvato a motivo non dei miei meriti ma della Sua gratuita Grazia, e per la seconda sarei condannato.
Ho vissuto da cattolico, certo peccatore, ma da cattolico fedele della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, obbedendo nella cose in cui ritenevo di dovere obbedire, anche piegando il mio giudizio a quello del Papa e dei vescovi, consapevole che il giudizio dell'uomo, se non è illuminato dalla Fede, pur nella capacità dell'intelletto a conoscere con le sue forze una parte della verità, è sempre viziato dalle passioni e insidiata dall'errore per la ferita che ad esso l'Uomo ha inferto con il peccato originale. Ho sempre però cercato di onorare il principio della supremazia della coscienza, che ho cercato di rendere bene formata e bene informata. Non sono riuscito a diventare come avrei voluto un giurista. Da patriota democratico, repubblicano e antifascista ho cercato di servire la Repubblica, la Patria Italiana ed anche la mia "piccola Patria e Nazione incompiuta": la Sardegna. Ben so di non essere stato un uomo di Governo né tantomeno un uomo di Stato, ma spero di essere stato un non inutile o peggio dannoso, anche se certo modesto, servitore della Repubblica. La ricorrenza del mio ottantesimo compleanno non merita né alcuna cerimonia o celebrazione. Chi voglia per generosità e cortesia formularmi degli auguri, se ne astenga. Se è un credente in Dio: cristiano, ebreo o musulmano, preghi per la mia buona morte. E se qualcuno, non avendo letto questo mio quasi necrologio, mi manderà gli auguri, non si adombri se io non gli scriverò per ringraziarlo! Putroppo debbo pensare alla partita a scacchi che da tempo sto giocando con la Morte!