Com'è andata poi?

 

Com'è andata poi?
Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore

di Giuliano Lenni

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“Com’è andata poi?” è una domanda che forse è meglio non fare, poiché non ha una risposta definitiva. Una frase che, quando viene rivolta, genera stupore e panico, quasi smarrimento. Ma certe volte, quando siamo in una situazione particolare, davanti a un buon bicchiere e liberi da ritrosie, vuoi confrontarti con la persona che ha trascorso con te quasi tutta la vita e che conosce di te tante di quelle cose che forse nemmeno te rammenti. Dopo il fatidico quesito si incardina un discorso complicato e incerto, in cui entrambi cercano di rimestare nei propri ricordi, nei più intimi desideri che avevamo e che si sono pian piano dispersi come nuvole all’orizzonte, un battito di ciglia e tutto è diverso da come lo avevi immaginato o sognato. Ti volti dall’altra parte e lasci che le tue aspirazioni seguano una strada diversa, magari ad appannaggio di altre persone che neppure immagini. Puoi restare a braccia aperte ad attendere che il tuo destino ti indichi la via da percorrere, che le stelle di un cielo sereno ti mostrino la via o che l’ebbrezza di in una lunga e calda giornata estiva ti riporti a quel periodo in cui i sogni sembravano realtà, quando il tempo era senza fine e non ti ponevi il problema del domani. Giornate spensierate dell’età adolescente dove sonno, soldi e paure non facevano parte del proprio vocabolario, non esistevano. La vita scorreva minuto per minuto, come dovrebbe essere ora che siamo adulti e ci affrettiamo a rincorrere un prossimo futuro che in fondo non esiste. Potremmo tornare ragazzi, in uno stato di innocenza e indipendenza, lontano dalle responsabilità e dalle complessità dell'età adulta, in cui la scelta della solitudine e della follia potrebbe essere intesa come una fuga da questo mondo, un tentativo di riappropriarsi di un'autenticità perduta. Invece dobbiamo abituarci alla condizione del presente, rimarcando una profonda riflessione sulla condizione umana, sui rapporti tra individuo e società, e sul significato della felicità. “Com’è andata poi?” è una domanda che forse è meglio fare, poiché ti può condurre in una strettoia di ricordi e in un turbinio di sensazioni che ti lasciano perplesso e infelice, ma ti può anche donare la consapevolezza che è andata bene, visto che hai avuto la possibilità di essere qui a rispondere.

2 novembre, memoria e amore


2 novembre, memoria e amore
di Giuliano Lenni

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La commemorazione dei defunti si presenta come una giornata intrisa di significati ed emozioni profonde. Questa data è un momento in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti sembra farsi sottile, quasi trasparente. È una giornata che induce alla riflessione, ma anche alla celebrazione dell'amore che prosegue oltre la vita terrena. Le candele si accendono come piccole stelle che illuminano il buio, creando un’atmosfera intima e riflessiva. Ogni fiamma rappresenta un'esistenza, un ricordo, un legame che non si spegne. Si creano così dei sentieri di luce nei cimiteri in cui il passato riemerge, tessendo una trama di sentimenti che avvolge la nostra anima. La memoria è il fulcro fondamentale del nostro cammino, lucente ponte tra il passato e il futuro nel ricordare chi non è più una presenza reale ma rimane vivida nei nostri pensieri e nelle nostre azioni quotidiane. Il modo in cui ci hanno amato, il loro sorriso, le storie condivise e la loro voce: ogni piccolo dettaglio continua a vivere in noi. Questo giorno diventa così un’occasione per ricollegarci a quei ricordi, per riempirci di nostalgia e di gratitudine, trasformando la tristezza in un tributo all’amore eterno. Dunque una visita al loro luogo di riposo, una preghiera silenziosa o un pensiero, è una maniera per farli sentire vicini, per rinnovare quella connessione speciale che non potrà mai essere spezzata. Il 2 novembre ci ricorda che, sebbene la vita possa essere fragile e fugace, il sentimento è indissolubile. È un tempo per celebrare la bellezza della nostra umanità, per abbracciare i propri cari e per riconoscere che, in fondo, la vera essenza di chi amiamo vive in noi. Così, mentre accendiamo le candele, facciamo risplendere i ricordi dei nostri avi, mantenendo vivo lo spirito di chi ci ha voluto bene e supportato, rendendo omaggio a qualcosa che trascende dallo spaziotempo, l'amore che insiste a brillare nel nostro cuore.

Anima in affanno

Anima in affanno
di Giuliano Lenni

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Perché impegnarsi a comprendere ciò che un altro essere umano ha scritto? Forse perché crediamo che ne sappia più di noi? O per mera curiosità, per scoprire fin dove può spingersi la mente e l’anima di un'altra persona? Capire ciò che pensa uno scrittore è un atto complesso, intriso di molteplici motivazioni e significati. Il desiderio di leggere può essere visto come una manifestazione di incrementare le proprie conoscenze, un bisogno profondo di esplorare orizzonti che vanno oltre i confini della propria esperienza. Ma è anche una modalità per connettersi con gli altri, per intuire come essi vedano e interpretino ciò che vivono. Leggere ciò che una persona scrive non è solo un sistema di apprendimento, ma anche di scoperta e di piacere. È un modo per trascendere i propri limiti, per immergersi in connessioni inesplorate e per dialogare, anche a distanza di tempo e spazio, con l'intelletto di qualcun altro. La lettura rappresenta un'opportunità straordinaria per espandere i nostri orizzonti, permettendoci di accedere a un patrimonio di conoscenze altrimenti irraggiungibili. Quando leggiamo, ci avventuriamo in territori sconosciuti, percorriamo idee che non avremmo mai concepito da soli, otteniamo nozioni da chi ha dedicato anni a studiare, scoprire o riflettere su un determinato argomento. Questo attingere alla saggezza altrui non si limita solo all'acquisizione di nozioni, ma ci offre anche la possibilità di vedere i concetti filosofici da prospettive inusuali. Ogni autore, infatti, porta con sé il proprio bagaglio di esperienze, convinzioni e sensibilità e, attraverso la lettura, possiamo entrare in contatto con questo sapere, arricchendo così la nostra percezione del reale, oltre a consentirci di superare gli ostacoli imposti dalle epoche. Possiamo accedere ai pensieri di filosofi antichi, afferrare le scoperte scientifiche più recenti, sperimentare culture lontane, tutto questo senza muoverci dalla nostra sedia. Essa rappresenta, in questo senso, un vero e proprio ponte che collega mondi diversi, una finestra aperta su una varietà infinita di attività umane e con essa non solo ampliamo il nostro sapere, ma costruiamo anche una rete di connessioni intellettuali e emotive che ci aiutano a capire meglio noi stessi e il creato che ci circonda. Sì, la lettura ha un potere straordinario di trasportarci in luoghi immaginari e di farci vivere avventure che altrimenti non potremmo mai sperimentare. Quando ci immergiamo nelle storie ci allontaniamo per un po' dalle preoccupazioni quotidiane, permettendoci di visitare altre dimensioni dell'esistenza. Questa evasione dal quotidiano non è solo una fuga, ma anche un sistema per ricaricare la mente e l'anima, per ritrovare ispirazione e per affrontare la vita attraverso una prospettiva rinnovata. Le storie hanno un fascino particolare perché parlano alle nostre emozioni. Un buon racconto può farci ridere, piangere, provare paura o gioia, coinvolgendoci in un viaggio emotivo intenso e appagante. Attraverso i personaggi, ci immedesimiamo in vite diverse dalla nostra, comprendiamo meglio le complessità dell'animo umano e scopriamo nuove sfumature di sentimenti. Le parole, quando ben scelte e armoniosamente disposte, possono creare immagini vivide, suoni melodiosi, e sensazioni tattili che arricchiscono l'esperienza del lettore. Il linguaggio diventa così uno strumento artistico che, nelle mani di un abile scrittore, riesce a costruire universi paralleli fatti di carta e immaginazione. E poi c'è il gusto della scoperta, del non sapere cosa accadrà nella pagina successiva, della suspense che tiene incollati alla storia fino alla fine. Questo divertimento è parte integrante dello scorrere le righe scritte, trasformandolo in un'avventura avvincente che ci coinvolge e ci tiene compagnia, facendoci sentire parte di qualcosa di più grande. In sintesi, leggere non è solo una maniera per evadere dalla realtà, ma anche per vivere intensamente situazioni emotive e per godere del piacere della narrazione, una felicità che arricchisce la nostra esistenza e alimenta la nostra immaginazione. In definitiva, leggiamo ciò che scrivono gli altri per molteplici ragioni, che possono spaziare dalla ricerca di conoscenza e comprensione alla semplice curiosità e all'intrattenimento. Ogni esperienza è un'opportunità per espandere la nostra visione del mondo, per connetterci con gli altri esseri umani in modi significativi e sorprendenti, lasciando in disparte per un po' la nostra anima in affanno.

Dentro gli occhi

Dentro gli occhi
di Giuliano Lenni

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“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi.” Questa frase del maestro Modigliani rappresenta il sunto perfetto della definizione occhi, i quali sono essenziali per la nostra vita, rappresentano l’intelletto umano e il progresso della civiltà. Vedere equivale a sapere, a capire, a decidere. Gli occhi sono luce, sono anima, sono vita, sono unici e, per questo, da sempre al centro della cultura umana. Il nostro sguardo è in grado di riferire il nostro stato d’animo ed è capace di percepire sentimenti ed emozioni senza la necessità della parola. Una delle prime immagini dipinte dall’uomo sono stati proprio gli occhi, idealizzati a tal punto da essere fonte di ispirazione per pittori, poeti e scrittori. Hanno dato origine a molti modi di dire di uso quotidiano e aforismi tramandati nei secoli. Durante il secolo breve, grazie alla fotografia e alla cinepresa, abbiamo ottenuto un modo di percepire gli occhi in maniera più consona rispetto agli sguardi disegnati dai pittori. Una delle sensazioni più interessanti riguardano gli sguardi che i fotografi hanno immortalato e resi famosi per l’intensità o colore, ma soprattutto per ciò che tali sguardi trasmettono a chi li osserva senza distrazioni. Gli sguardi di meraviglia dei bambini, lo stupore di un gesto gentile, il socchiudere gli occhi nel momento preciso di un bacio sulle labbra. Ma ciò che colpisce di più è lo sguardo di terrore e smarrimento dei deportati nei campi di concentramento di tutto il mondo, quelli che abbiamo impressi nella nostra memoria. Il senso di stordimento, di rassegnazione, l’incapacità per quegli occhi di capire il motivo di quello che stava succedendo loro. L’impressione più grande è provocata dagli sguardi innocenti e sorpresi dei bambini, la sensazione che se chiudi gli occhi muori, che se li chiudi rischi di dimenticare. Quegli occhi che oggi rivediamo nelle guerre sparse per il mondo, vicine a noi ma non troppo da farci preoccupare. Occhi che hanno il gravoso compito di farci riflettere e ci impongono il dovere di ricordare ciò che l’essere umano può concepire contro i suoi simili, in ogni epoca. Oggi e per sempre, quegli sguardi, ci devono insegnare a stare ad occhi aperti per vedere e non dimenticare. Se tieni gli occhi bene aperti non muori.

Tutti i giorni della mia vita


Tutti i giorni della mia vita

di Giuliano Lenni

- a Milena Barbetti, mia mamma -


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Ho sempre avuto una certa attitudine alla scrittura e so che amavi leggere quello che componevo. Ma in questo momento il normale fluire delle parole è divenuto incerto, incatenato da una commozione mai provata. Quello che non ti ho mai detto, per riservatezza o per orgoglio, riguarda la mia personale gratitudine e privilegio di averti conosciuta, simbolo di donna forte e immutabile di un periodo storico irripetibile che mi ha donato, come apice della mia gioventù, gli anni ottanta, una stagione straordinaria che ho avuto modo di apprezzare e vivere grazie alle persone della tua generazione, di cui i nostri figli non avranno il vantaggio di beneficiare. Ho in mente quei giorni che abbiamo vissuto insieme, che il tempo uccide per regalarci i secoli, in questo periodo di esilio terreno che siamo costretti a vivere in attesa dell’eternità. Ne potrei ricordare a decine, a centinaia; dalla ormai desueta colazione pasquale alla prima volta che mi hai fatto assaggiare la neve fresca con zucchero e limone. Oppure i luminosi giorni delle lunghe vacanze al mare, i pranzi della domenica, gli amorevoli rimproveri, gli insegnamenti o quell’abbraccio consolatorio ad alleviare piccole o grandi ferite. Mentre scrivo questo ricordo di te e per te mi sorprendo ad asciugarmi qualche lacrima, le stesse che hai versato per me quando, con amore e forza straordinaria, mi hai ricostruito in piccoli pezzi nel periodo più difficile della mia vita. Mi hai regalato lo stupore e lo splendore del tuo sorriso aperto e puro, capace di infondere speranza, che bramo di rivedere nel nostro personale aprile, quando tutto questo non avrà più senso e rimarremo insieme per l’eternità. In questo momento di perdita non sono capace di ricordare tutti i singoli episodi che ci hanno legato, d’altronde siamo costretti a ricordare solo ciò che la mente fissa nella memoria e come poi ce lo fa tornare in mente. Proprio per questo voglio portare dentro di me ogni singolo giorno che ho vissuto con te e, anche se non sentirò più la tua voce così familiare sono certo che mi tornerà in mente quando ti chiamerò per l’ultima volta. Avrei voluto scrivere il mio racconto più bello di sempre parlando di te. Non so se sono riuscito nel mio intento, ma so per certo che mai ho scritto e scriverò con più amore di così.


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